Internet e Comunicazione, evoluzione dell’Ufficio Stampa e del giornalista

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Testo ripreso dall’intervento del giornalista Salvo Longo nell’incontro di formazione organizzato in videoconferenza dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia il 3 giugno 2021 dal titolo:

L’evoluzione dell’ufficio stampa in ambito pubblico e privato. Legge 150 e sua applicazione

Come è cambiato il lavoro dell’addetto stampa nell’era digitale, confronto tra vecchi e nuovi media. La comunicazione nella pubblica amministrazione e la Legge 150. L’ufficio stampa privato e pubblico, differenze ed obblighi normativi.

Relatori:

Sergio Talamo, Direttore Area Comunicazione, Editoria, Trasparenza e Progetti Speciali FORMEZ PA

Francesco Pira, Associato di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi, Delegato del Rettore alla Comunicazione, Coordinatore Didattico Master in Esperto Comunicazione Digitale PA e Impresa presso Università degli Studi  di Messina

Salvo Longo, giornalista pubblicista, autore del libro “Come creare e gestire un Ufficio Stampa”

evoluzione dell'ufficio stampa

Gli effetti rivoluzionari di Internet sulla Comunicazione

… Desidero proporre alcune considerazioni più in generale che affrontano i cambiamenti, le trasformazioni, le evoluzioni della Comunicazione, dell’Ufficio Stampa e quindi della professione del giornalista.

Sono considerazioni che comunque ritengo utili e importanti e che possono offrire diversi spunti di riflessione e di dibattito.

Inizierei col primo punto che vorrei porre alla vostra attenzione:

  • la rivoluzione della comunicazione con l’avvento di Internet.

Internet ha portato a due effetti rivoluzionari: la notizia trasmessa in tempo reale e il modello sistemico che passa da verticale e unidirezionale a orizzontale e bidirezionale.

Sono due aspetti, se ci fate caso, incredibili che stravolgono il vecchio concetto di comunicazione.

Prima la comunicazione non arrivava in tempo reale ma aveva bisogno dei suoi tempi: pensiamo ai piccioni viaggiatori con i loro messaggi da recapitare, pensiamo alle lettere spedite che arrivavano dopo giorni, se non settimane o mesi, pensiamo ai giornali, tanto per avvicinarci ai nostri tempi che si stampavano la notte per essere distribuiti e venduti l’indomani mattina.

L’avvento di Internet dà la possibilità invece della notizia in tempo reale: di una cosa che accade dall’altra parte del mondo possiamo essere informati nello stesso momento che accade.

Secondo effetto: il modello sistemico della comunicazione.

Noi, sin da bambini abbiamo studiato gli elementi della comunicazione: mittente, messaggio, destinatario. Quindi la comunicazione arrivava dal mittente al destinatario.

Lasciamo perdere i possibili problemi di comunicazione che possono essere causati dal mittente, dal mezzo utilizzato dal mittente e anche dal destinatario. Però funzionava così: messaggio che passava da mittente a destinatario e si parlava di comunicazione unidirezionale perché il mittente, soggetto attivo, trasmetteva la comunicazione che arrivava al destinatario, soggetto passivo che la riceveva. Punto, la comunicazione finiva lì.

Con l’avvento di Internet cambia questo modello sistemico che passa da unidirezionale a bidirezionale. Perché? Cosa succede?

Succede che i soggetti attivi aumentano.  Se Prima il soggetto attivo era solo il mittente, adesso il destinatario riceve la notizia, il messaggio, ma non finisce lì: non è più solo un soggetto passivo. Perché il destinatario può reagire a quel messaggio, rispondendo. C’è un ritorno, un feedback, e il destinatario, prima soggetto passivo, non solo può rispondere ma può anche contraddire il mittente, può non essere d’accordo con quello che dice. Se prima solo il mittente poteva influenzare il destinatario, adesso anche il destinatario può influenzare il mittente. Pensate che portata rivoluzionaria della comunicazione.

Il telegiornale o il giornale c’informava ma finiva lì. Pensate oggi: un giornale posta un articolo sui social, non finisce lì. Noi leggiamo l’articolo e abbiamo la possibilità di reagire a quella notizia, di commentarla, di apprezzarla o disprezzarla. Di concordare con l’autore dell’articolo o di accusarlo di faziosità, di menzogna, di scarsa professionalità. Ci sono quindi aspetti positivi e negativi ma la grande rivoluzione è la comunicazione bidirezionale dove si moltiplicano i soggetti attivi e tutti hanno la possibilità di comunicare.

Un altro esempio: la pubblicità. Pensate alle vecchie pubblicità che ci sorbivamo. Pensate alle vecchie pubblicità in televisione: noi ci sorbivamo le pubblicità, eravamo influenzati dalle pubblicità ma finiva lì.  E pensate a come è cambiata la pubblicità ai tempi d’oggi.

Pensate al peso delle recensioni che fanno gli utenti sui siti, su Internet, sui portali, etc. Se dobbiamo scegliere un ristorante o un villaggio turistico cosa facciamo? Andiamo a leggere le recensioni positive e negative e poi scegliamo. Pensate che rivoluzione! Le recensioni degli utenti possono determinare il successo o il fallimento di un’attività commerciale.

Quindi non solo il mittente influenza il destinatario ma succede anche il contrario. Nel contesto comunicativo una molteplicità di attori interagisce e si influenza a vicenda.

 

L’evoluzione dell’ufficio Stampa e la figura del giornalista

 

Cambia il mondo, cambia la società, cambia, come abbiamo visto, anche il modo di comunicare.

Cambia anche l’ufficio stampa: segue la velocità della comunicazione. Segue canali diversi, miscela vari linguaggi e dirige il flusso informativo verso una molteplicità di attori.

Venti, venticinque anni fa io ho inviato il mio primo comunicato stampa ai giornali con un fax. Si trattava di una manifestazione ad Acireale di un’associazione culturale. Le foto, stampate, le ho portate io stesso al Giornale, lasciandole al centralino. Sembra preistoria, adesso la digitalizzazione permette con una email di inviare comunicati, foto, video, media kit e chi più ne ha più ne metta con un semplice click.

È cambiato il contesto. Oggi si è parlato della legge 150. Da anni il prof. Talamo lavora per adeguare la normativa al nuovo contesto sociale, alle trasformazioni che sono avvenute. Perché ricordiamoci: la legge 150 nasce in un contesto diverso dove ancora Internet non si è diffuso. Poi avrà avuto sicuramente delle parti disattese anche dalle stesse Istituzioni, avrà avuto anche delle parti disattese dagli stessi giornalisti ma l’impianto normativo è chiaro che ha bisogno di qualche modifica e dell’adeguamento ai tempi che stiamo vivendo. Altrimenti continuerà a restare lettera morta e non applicabile in tutti i suoi aspetti.

Formazione e competenze

In tutto questo naturalmente cambia anche la figura del giornalista. Il giornalista deve comprendere l’importanza fondamentale della formazione e delle competenze.

Formazione a vari livelli, che può essere quella ovviamente organizzata dall’Ordine dei Giornalisti che diventa fondamentale e obbligatoria a quella che ognuno di noi può costruirsi privatamente, con corsi privati, con libri, con video: su Internet c’è molta spazzatura ma c’è anche molto materiale utile e importante da leggere e visionare.

Al giornalista non basta più scrivere bene, avere fiuto per la notizia, indagare. Il giornalista di oggi deve avere tutta una serie di doti e competenze che gli permettono di stare al passo con i tempi, sfruttare le risorse tecnologiche, utilizzare gli strumenti adeguati per comunicare. L’ufficio stampa oggi è più che mai ufficio stampa online.

Anche la scrittura è diversa e deve tenere conto di tanti elementi: SEO, posizionamento sui motori di ricerca, parole chiave, tag, categorie, conoscenza dei media, differenze dei vari canali social, etc.

La conferenza stampa tradizionale viene affiancata o cede il posto direttamente alla conferenza stampa in diretta streaming o in diretta sui social.

Recentemente ho Intervistato Riccardo Vitanza, che a Milano ha fondato l’agenzia “Parole e dintorni” ed è considerato il numero uno della comunicazione musicale in Italia. Cura gli uffici stampa dei più grandi artisti della musica italiana da Zucchero a De Gregori, da Fiorella Mannoia a Giorgia, da Giovanotti a Ligabue, da Baglioni a Renato Zero.

Vi leggo quello che mi ha risposto quando gli ho chiesto quali doti e competenze deve possedere un addetto stampa.

“Per quanto riguarda l’addetto stampa la curiosità è alla base di tutto, le doti essenziali per diventare un buon addetto stampa sono: intelligenza, cultura, intraprendenza, dinamismo, creatività, diplomazia e decisionismo, capacità di organizzazione e coordinamento, flessibilità mentale, versatilità operativa, gentilezza, efficienza, simpatia, saper scrivere e parlare (doti di comunicazione). Bisogna anche essere sempre aggiornati e amare sfogliare giornali e periodici, soprattutto per poter fare proposte in linea con il taglio editoriale della testata. Inoltre bisogna conoscere perfettamente gli strumenti della comunicazione e essere in grado di instaurare delle relazioni umane con i propri interlocutori, in primis con i giornalisti, per diventare credibili e affidabili ai loro occhi. L’addetto stampa deve inoltre riuscire a comprendere le esigenze del proprio cliente per essere un bravo comunicatore (ogni lavoro è diverso e va comunicato in modo unico), sfruttando le sue conoscenze e le sue capacità professionali, ma essendo anche un abile mediatore ed un po’ psicologo”.

Conclusioni

Concludo facendo un mea culpa come giornalista perché ritornando alla legge 150 e agli uffici pubblici è capitato di incontrare grandi professionisti che con impegno, serietà e dedizione hanno svolto o svolgono il lavoro all’interno dell’ufficio stampa pubblico in modo eccellente ed esemplare.

Ma è capitato anche di trovare qualche giornalista non altrettanto professionale e serio, che non risponde ai principi fondamentali che regolano la legge 150 del 2000: il diritto dovere dell’Istituzione di informare e il diritto dei cittadini di essere informati, magari messo in quel posto più per nomina politica che per meriti e competenze personali.

Ecco, io mi auguro che il nuovo impianto normativo della legge 150, oltre all’adeguamento al nuovo contesto sociale, possa dare delle garanzie in più sul reclutamento e la scelta dei professionisti dell’ufficio stampa, basandosi sulla meritocrazia e non sull’appartenenza ad un determinato schieramento politico.

Magari, questo venir meno ai principi fondamentali del diritto d’informare è causato anche dal fatto che spesso in passato il giornalista si è sentito realizzato solo all’interno di una redazione di un giornale o televisione o agenzia stampa. Il lavoro nell’ufficio stampa non è stato mai valutato adeguatamente ed è stato visto, a parer mio, più come un ripiego che come una risorsa o opportunità. Ecco, se l’ufficio stampa è considerato un ripiego e non è considerato un ambito da vero giornalista può venir meno la passione e quindi la qualità del lavoro.

Oggi ritengo che l’ufficio stampa molto più che in passato sia un elemento fondamentale nella strategia di comunicazione di un’istituzione pubblica o di un’azienda privata. Se ci scrolliamo di dosso il pregiudizio che l’ufficio stampa rappresenta per il giornalista un ripiego e non una grande risorsa possiamo veramente innalzare il livello qualitativo del nostro lavoro e della nostra professione.

Spero di aver contribuito ad offrire qualche spunto di riflessione interessante e vi ringrazio per l’ascolto e l’attenzione.

 

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About Author

Sono nato a Catania nel 1969. Maturità classica, Laurea in Scienze Politiche, sono orientatore in una scuola di formazione professionale, giornalista pubblicista dal 2004, consulente della comunicazione ed esperto in organizzazione piani di comunicazione e uffici stampa.

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